Descrizione
Nessuna notizia di Luigi Miceli ci viene restituita dalle cronache del tempo. Nessuna oltre quelle contenute nella prefazione firmata da Francesco Dell’Erba, che nel 1934 – anno di pubblicazione di questo “Armi ed amori” – ce lo dipinge come un ormai anziano signore, il quale a ragion veduta può parlare di una Napoli postunitaria, avendola ampiamente e di persona vissuta. Eppure è strano che una penna così lucida ed immediata non abbia assicurato, alla mano che la ha guidata, se non l’immortalità almeno la memoria. E così Luigi Miceli rimarrà per noi un mistero, del quale grazie al cielo conserviamo, come un bagliore nel buio, questa sua opera. Era uomo d’armi, questo lo sappiamo. Forse maestro di scherma, e se così fosse dovremmo riconoscergli il rango di testimone attendibile di un tempo in cui era d’uso tutelar l’onore col duello. Tempo da lui magistralmente descritto. Come in altre opere da noi proposte, anche questa è un tassello vitale per la ricostruzione di fatti e personaggi lontani, di una Napoli che non può essere – cosa questa davvero imperdonabile – dimenticata.