Descrizione
Il sistema carcerario italiano, immediatamente a ridosso del periodo unitario, sta godendo di un’effervescente attenzione, mai conosciuta in precedenza. Forse nella spinta alla ricerca, più che nell’amore per la esatta ricostruzione storica, è da ricercarsi nella nascita di nuovi orgogli territoriali che con l’Unità sembrano avere poco in comune. Da qualche anno sono già sotto i riflettori le carceri in cui i Savoia internarono i prigionieri politici che non avevano voluto abiurare la fede nel Borbone. Il sospetto sulla attendibilità, ci viene dal carosello sui numeri, ad esempio, dei borbonici internati a Fenestrelle, che per alcuni sarebbero stati non più di quaranta, per altri oltre cinquemila! Non si era invece ancora iniziato un discorso organico sui sistemi carcerari “borbonici”, aggettivo, questo, di per sé utilizzato in modo artatamente negativo. Ha provveduto a gettare un po’ di luce sullo spinoso argomento Giovanni Attinà, napoletano residente a Trieste, il quale per decenni è stato dirigente penitenziario (oggi in pensione) nel nord-est, da Bolzano a Padova, da Verona a Udine, da Belluno a Trieste. Una sorta “interpretazione autentica” dei fatti, dunque, accompagnata da un vero amore per la ricerca storica. Questo saggio sul sistema carcerario borbonico, è il primo da lui pubblicato ma – visto il risultato – non si fatica a prevedere, per Attinà, una nuova carriera densa di soddisfazioni. Suoi articoli sono reperibili on-line sul sito www.artericerca.com e sul blog www.giovanniattina.blogspot.it. Buona lettura.